Samstag, 18. Mai 2024
VOR 45 JAHREN
(Erinnerungen eines Italieners)
(Memories of an Italian)
(Memorie di un italiano)
UDINE, Italia - November 1975, tiefer Herbst, Freitagabend, die stillgelegte und nackte Kirche San Francesco.
Den Höhepunkt einer Veranstaltungsreihe stellt das Konzert eines genau dreißigjährigen [28!] deutschen Musikers dar, der seine Solokarriere begann, nachdem er in Tangerine Dream und Ash Ra Tempel gespielt hatte, einer Band, die bereits in der Enzyklopädie des Rock zu finden ist. Er ist der König der sogenannten Kosmischen Musik, er heißt Klaus Schulze und präsentiert sein jüngstes Werk, Timewind.
"Ich mochte ein wenig all jene des deutschen Kosmos- und Krautrock", erzählt uns Giancarlo Pacagnan, ein großer Musikliebhaber und Besitzer mehrerer Synthesizer. "Ich war achtzehn und ging mit meinem jüngeren Bruder und meinem Vater ins Konzert; ich war bereits ein Fan von ihm, ich hörte Irrlicht, seine erste Platte, über Kopfhörer; denn diese Art von Musik muss man unbedingt über Kopfhörer hören!" Obwohl fast ein halbes Jahrhundert vergangen ist, sind die Schärfe der Erinnerungen und seine Emotionen spürbar: "Ich erinnere mich an diese unglaubliche Klangreise, an den Kontrast zwischen den blauen Lichtern der Show, die seine weiße Kleidung und sein langes, blondes Haar verherrlichten: kurz gesagt, es war etwas, das man in Udine noch nie gesehen hatte!"
Eine Wand aus Keyboards, Synthesizern und Moog, die eine Nacht abstrakter und visionärer räumlicher Tiefen in einem Magma elektronischer Fluidität malen wird; KS hatte vielleicht nicht die Technik manch anderer, aber dafür eine unbezahlbare Kreativität, er ist ein Meister des Stils. Er spielte Timewind, das Album, das im selben Jahr veröffentlicht wurde, und einen Teil von Moondawn [der LP, die ein halbes Jahr später veröffentlicht wurde; die Fotos darauf wurden am Nachmittag, direkt vor dem Konzert in der Chiesa San Francesco gemacht -kdm ].
Wer weiß, ob Klaus Schulze damals in Udine schon wusste, dass er Klaus Schulze war, die Ikone der elektronischen Musik, der Maestro, der König. Und wer weiß, ob diejenigen, die Klaus Schulze an diesem Abend zuhörten, sich jemals vorgestellt hätten, dass wir fünfundvierzig Jahre später hier über einen der größten Bezugspunkte sprechen würden, von dem sich die von diesem Genre Inspirierten noch heute leiten lassen. Und was ist mit denen, die zufällig an diesem Abend vorbeikamen, und mit denen, die es vergessen haben, und mit denen, die dabei sein wollten, aber nicht konnten, und mit denen, die falsche Eintrittskarten gemacht hätten, um diese Momente zu erleben? Ja, wo sind sie alle, wo sind sie, wohin sind sie gegangen?
Denn manche Konzerte sind mehr als nur ein Konzert. Sie sind eine Ära. Sie sind eine Lebensweise.
Klaus Schulze, Udine, 7. November 1975.
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Okay, ...here also in English ('cause I like this little recollection & homage):
UDINE, Italia - November 1975, deep autumn, Friday evening, the disused and naked church of San Francesco.
The highlight of a series of events is the concert of a German musician, exactly thirty years old [28!], who began his solo career after playing in Tangerine Dream and Ash Ra Tempel, a band that can already be found in the Encyclopaedia of Rock. He is the king of the so-called cosmic music, his name is Klaus Schulze and he presents his latest work, Timewind.
"I liked a little bit all those of German cosmic and kraut rock", tells us Giancarlo Pacagnan, a great music lover and owner of several synthesizers. "I was eighteen and I went to a concert with my younger brother and my father; I was already a fan of him, I listened to Irrlicht, his first record, over headphones; because this kind of music you have to listen to over headphones!". Although almost half a century has passed, the sharpness of his memories and his emotions are evident: "I remember this incredible journey of sound, the contrast between the blue lights of the show, glorifying his white clothes and his long blond hair: in short, it was something that had never been seen in Udine before!"
A wall of keyboards, synthesizers and moog that will paint a night of abstract and visionary spatial depths in a magma of electronic fluidity; KS may not have had the technique of some others, but he had invaluable creativity, he is a master of style. He played Timewind, the album released the same year, and part of Moondawn [the record he released half a year later; the photos on it were taken in the afternoon, just before the concert in the Chiesa San Francesco -kdm ].
Who knows if Klaus Schulze knew back then in Udine that he was 'Klaus Schulze', the icon of electronic music, the maestro, the king. And who knows if those who listened to Klaus Schulze that evening would ever have imagined that forty-five years later we would be talking here about one of the greatest points of reference from which those inspired by this genre are still guided today. And what about those who happened to pass by that evening, and those who forgot, and those who wanted to be there but couldn't, and those who would have made the wrong tickets to experience those moments? Yes, where are they all, where are they, where did they go?
Because some concerts are more than just a concert. They are an era. They are a way of life.
Klaus Schulze, Udine, 7 November 1975.
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...and the original Italian text ("Questo è il mio articolo del concerto di Klaus", schrieb mir der Autor, als er mir's am 9. November 2020 zuschickte):
Pubblicato on Novembre 6, 2020, da M. B.
UDINE – Novembre, profondo autunno, venerdì sera, la chiesa sconsacrata e nuda di San Francesco; qualche chilometro più ad est c’è il confine dove finiva il mondo, la cortina di ferro, il lasciapassare, i militari; mille chilometri più a nord, dove vive il protagonista della serata, c’è una città divisa da un muro che simboleggia un’epoca. Un’atmosfera tipicamente teutonica, poche sedie, e quelle poche subito occupate; serata organizzata dal C.P.C. Victor Jara, cantautore cileno e militante politico assassinato durante il golpe di Pinochet un paio di anni prima, e che nel ciclostilato promuove una serie di eventi come “il tentativo di offrire al proletariato giovanile nuovi e diversi spazi culturali al fine di non ridursi ad essere pubblico passivo e consumatore di un prodotto musicale preconfezionato e pronto all uso.”
Il clou di questa serie di eventi è rappresentato dal concerto di un musicista tedesco, di trent’anni esatti, che ha intrapreso la carriera solista dopo aver militato nei Tangerine Dream e gli Ash Ra Tempel, band già da enciclopedia del rock: è – das King – della cosiddetta Kosmische Musik, si chiama Klaus Schulze e presenta il suo ultimo lavoro, uscito in quell’anno: un album tutto elettronico, di quelli che sa fare solo lui: Timewind, opera ispirata al suo connazionale Richard Wagner.
Ci può sembrare forse strano ma pur non essendoci selfie, smartphone, fotografie, video più o meno amatoriali, like, commenti, i concerti anche tempo fa erano momenti di autobiografie. Scavare ricordi di un’epoca che sembra ormai più vicina alle piramidi che a noi è un esercizio storico, sociale, nonchè in questo caso musicale di enorme ispirazione. Un vaso di Pandora dal quale può uscire un universo. Come i ricordi di Valter Colle, istituzione musicale che in quel di Udine non ha certo bisogno di presentazioni e che ha conservato il ciclostilato che pubblicizzava l’evento! Prezzi popolari si diceva, ingresso Lire cinquemila.
O il ricordo particolare, anzi molto particolare, di Mauro Missana, storico direttore di Radio Onde Furlane che ci racconta "fu Federico Rossi (quello dei Colonos e di Radio Spazio) che mi fece conoscere Schulze con una registrazione su cassetta; dovevo andarci, anzi volevo andarci, ma i miei mi dissero di no perché ero troppo piccolo per loro!" Quelle cose che della serie – sarà per la prossima volta!
"Mi piacevano un po’ tutti quelli della cosmica tedesca e del Krautrock" ci racconta Giancarlo Pacagnan, grande appassionato di musica e che possiede diversi synth; "avevo diciotto anni, andai al concerto con mio fratello minore e mio padre; ero già un suo fan, ascoltavo Irrlicht, il suo primo disco, in cuffia; perchè quel tipo di musica va ascoltato rigorosamente in cuffia!" prosegue. Sebbene sia passato quasi mezzo secolo è palpabile in lui la nitidezza dei ricordi e delle emozioni: "ho memoria di quel viaggio sonoro incredibile, il contrasto tra le luci blu dello spettacolo che esaltavano il vestito di lui tutto bianco ed i capelli lunghi, biondi: insomma, era una cosa che a Udine non si era mai vista!"
Un muro di tastiere, synth e moog che dipingeranno una notte di profondità spaziali astratte e visionarie sulle basi dei Revox, in un magma di elettronica fluidità; KS forse non aveva la tecnica di altri ma compensava con una creatività impagabile, un maestro di stile. Suonò tutto Timewind, disco uscito nello stesso anno ed una parte di Moondawn, il disco che sarebbe uscito successivamente (si perchè a quell’epoca uscivano solo i vinili).
Nella ricerca di questo materiale tante volte mi sono chiesto – chissà se Klaus Schulze in quel momento a Udine sapeva già di essere Klaus Schulze, l’icona della musica elettronica, il Maestro, il re. E chissà se quelli che ascoltarono quella sera Klaus Schulze avrebbero mai immaginato che quarantacinque anni dopo saremmo stati qui a parlare di uno dei più grandi punti di riferimento ancor’oggi per chi si ispira a quel genere. E quelli che quella sera passarono per caso, e quelli che se lo sono dimenticato, e quelli che volevano esserci ma non hanno potuto, e quelli che avrebbero fatto carte false per poter vivere quei momenti? Già, dove sono tutti, dove sono, dove sono finiti?
Che siano ancora persi – citando le parole dell’amico Giancarlo – in "quella musica che partiva dall’infinito, ti attraversava e ritornava all’infinito" ?
Perchè certi concerti sono più di un concerto. Sono un’epoca. Sono uno stile di vita.
Klaus Schulze, Udine, 7 novembre 1975.
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